Tra il ’68 ed il ’70- anni di contestazioni ideologiche e politiche, di nuove avanguardie e sperimentalismi- intervistai molti scrittori italiani ben conosciuti negli Stati Uniti d’America, tra questi Leonarda Sciascia, Fortunato Seminara, Raul Maria de Angelis, le cui interviste qui riproduciamo.
( M. Ricciardelli)
Lei ritiene che il giudizio di uno scrittore sulla propria opera influenzi la ricezione dello stesso presso il lettore e il critico?
Uno scrittore che voglia giudicare la propria opera, deve separarsi da essa e diventare critico. Fino a che punto ciò è possibile? E quanto può essere imparziale?in qualche caso lo scrittore è stato tentato di giustificare la propria opera con l’invenzione d’una ideologia estetica, o sociale, o d’una filosofia. E allora c’è da dubitare se l’interpretazione che lo scrittore dà della propria opera valga più a guidare il lettore o il critico, che sviarlo. Può avere un valore più autobiografico che critico.
Considera che, nei nostri giorni, l’esegesi letteraria dello scrittore stesso possa definire l’opera nella coscienza del fruitore? E imporgliela come tale?
Credo che un colloquio tra scrittore e pubblico valga a suscitare interesse intorno alla sua opera e a diffonderla.
Considera inoltre che lo studio psicologico del processo creativo possa oggi interessare in eguale misura lo studio delle strutture dell’opera?
Per alcuni critici forse in misura maggiore: ci si è immischiata anche la psicanalisi.
Qual è la funzione della critica? Lei, in particolare, ne ha tratto giovamento?
Interpretare l’opera dello scrittore e avvicinarla alla coscienza dei lettori, i quali, a loro volta sono liberi di farsene un concetto proprio e assimilarne le parti confacenti alla loro sensibilità e al loro modo di pensare. Io non mi sono giovato per niente della critica e in qualche modo l’ho ignorata. Quando ha voluto darmi suggerimento e pretendere da me ciò che non si confà alle mie attitudini, o che mi ripugna artisticamente e moralmente, ho sorriso; perché uno scrittore è ciò che è, e non ciò che altri, critici o meno, desiderano che sia.
V’è legame tra opera letteraria in quanto opera creata, e mezzo di diffusione letteraria in quanto opera mediata, perché affidata al giudizio di terzi, di case editrici o di giornali?
Secondo me non c’è alcun legame e vani restano gli sforzi di quegli editori, che per mezzo dei loro consulenti ( talvolta vere cricche letterarie) pretendono d’influire sulla letteratura.
A volte solo da lettere, documenti, inediti, ecc…, si viene a scoprire la chiave più vera, il sostrato più intimo del processo creativo di uno scrittore. Vorrebbe Lei, per i critici, scrittori e lettori di oggi e di domani, dire qui quello che a Lei sembra più importante da sapersi per capire e valutare bene la sua opera?
Bisogna tenere presente la mia origine contadina con ciò che essa comporta di sanità e di antica saggezza e il ventennio di dominio fascista, che ha compresso e frenato lo slancio della mia giovinezza. Il mio ingegno è maturato nell’angustia e nel continuo timore di una sotterranea opposizione alla tirannia fascista. La nostra classe dirigente non è ancora immune dai difetti del fascismo.
Quali sono stati nei suoi anni verdi, i poeti e gli scrittori che hanno maggiormente significato qualcosa per Lei? Ve ne sono ancora oggi? Stranieri, italiani?
Numerosi, ciascuno nelle diverse età ed epoche. Narratori russi e francesi dell’800. I promessi sposi, il Don Chisciotte, Le anime morte, I fratelli Karamazoff, Il Faust, L’Amleto, Enrico IV di Pirandelloecc. Anche narratori americani e inglesi ecc. Letteratura infantile: nulla. Soltanto dal sillabario agli studi umanistici ed ai classici.
Quale pensa sia il genere letterario più popolare in Italia?
Nonostante le deviazioni degli ultimi anni, il realismo.
Cosa pensa dei molteplici”esperimenti” letterari di questi ultimi anni?
Restano esperimenti
Qual è il suo atteggiamento nei confronti dell’incipiente rivoluzione culturale: delle agitazioni universitarie che mirano alla demolizione delle vecchie strutture ( quelle che hanno determinato la Sua formazione), e all’accantonamento dei valori culturali, a parere dei contestatori, consunti, come la maggior parte delle opere di narrativa, di poesia e di saggistica degli ultimi quarant’anni?
Vedo con simpatia ogni sforzo per mutare la società, non la selvaggia e insana mania di distruzione. Certi valori culturali e certe opere di narrativa e di poesia possono eclissarsi in un dato momento, anche consumarsi per mutamenti profondi nell’evoluzione di una società, mai per volontà dei contestatori. Le strutture possono influire sulla formazione d’uno scrittore; ma lo scrittore porta in sé valori autonomi, per cui solamente in questo caso è creatore di opere – e non imitatore, o esecutore – che durano oltre ogni mutamento.
Come lavora Lei? Potrebbe descrivere una Sua giornata tipica di lavoro?
Il mio lavoro è misurato sulla vicenda delle stagioni. Durante l’inverno sto quasi in letargo, scrivo solo brevi racconti, o articoli per giornali e riviste e leggo molto. Viaggerei molto, se ne avessi la possibilità. Mi risveglio a primavera col fiorire delle piante, e il mio lavoro di creazione, intenso e sodo, dura fino al tardo autunno con qualche breve interruzione nel colmo dell’estate. Amo la luce, il sole, l’aria aperta: e di questi elementi sono intrise le mie carte. Da giovane lavoravo molto di notte e spesso l’alba mi sorprendeva seduto al tavolo.
Dalla primavera all’autunno abito in una casa – una specie di casa colonica – sulla cima di un colle tra oliveto e vigneto. Ora mi alzo presto e lavoro tutta la mattina fino all’ora di colazione.
Qualche volta riprendo il lavoro nelle ore pomeridiane, ma di solito il pomeriggio lo dedico a occupazioni diverse: corrispondenza, lavori marginali, collaborazione giornalistica, che è per me l’unico guadagno, lettura di giornali e riviste. Dove abito, in campagna, non c’è luce elettrica; ho sempre lavorato con un lume ad olio come Tommaso Campanella e potrei dire anch’io:
“ Io ho consumato più d’olio che voi di vino “.
( Luglio 1969)
da “Immaginario e rappresentazione nella letteratura del Sud”- Forum Italicum, Vol. 27, Nos.1-2, Spring-Fall 1993